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Va
di fretta, il Lennoncino della Brianza. Oggi é
il bloody day dedicato alla promozione e Gianluca, nonostante
la professionalità che acquista ogni giorno sempre di
più, preferirebbe volentieri perdersi negli occhi della
sua Francesca (gossip! gossip! gossip!) piuttosto che nello sguardo
asettico del collega della TV svizzera..." Ti dispiace
se cominciamo subito? Dopo di te ho ancora parecchia gente a
cui rispondere...", mi fà, incoraggiandomi a
sparare la prima domanda. Ok, senti vogliamo partire dall'inizio,
ovvero da quando, terminata la tournè della "Fabbrica",
hai nuovamente fatto perdere ogni traccia di te...
"Bè, completato il mio primo tour, mi sono chiuso
quattro mesi in studio buttando giù i "demos"
che, in un secondo tempo, sarebbero diventati i brani di questo
nuovo album. Da lì, mi sono messo a viaggiare: una lunga
permanenza "on the road" fra Stati Uniti e Sud America
alla ricerca del suono e, casomai, del produttore giusto per
Campi..."
Produttore che
hai trovato nella persona di Jay Healy, l'uomo che ha letteralmente
"resuscitato" la mamma di noi tutti, Patti Smith...
A proposito, che mi dici del suo lavoro su "Secret Samadhi"
dei Live?
"Ma, guarda,
ho ammirato quel lavoro per la sua grande eterogeneità
nei suoni, soprattutto in quelli delle chitarre... Però,
sia ben chiaro, non volevo che Jay tramutasse i miei brani in
qualcosa troppo "alla Live"... No, diciamo che il tipo
mi é stato utile nel raggiungere quel qualcosa che avevo
nella mia testa ma non riuscivo a tirare fuori. A questo proposito,
sono molto orgoglioso di aver co-prodotto il mio disco. Una cosa
tipo: Jay vorrei un suono così ma aiutami tu a mixare
questo groviglio di chitarre..."
Chiarissimo.
Senti, facciamo un passo indietro. Riguardo alla "La Fabbrica"
si è parlato tanto (e male) dei Nirvana come fonte ispirativa,
quando era chiaro che i Radiohead erano maggiormente accreditati
sotto quest'aspetto. Quali influenze registri, invece, dietro
Campi di Popcorn ? I Verve, forse?
"Conosco pochissimo della band di Richard Ashcroft anche
se ammetto che ci unisce un certo gusto per gli arrangiamenti
acidi alla Stones, era Brian Jones... Bè, per i Radiohead
devo dire che ci hai preso in pieno: senza un album come "The
Bends" probabilmente la Fabbrica sarebbe stata diversa.
Per Campi, invece, sono stato molto più intrigato
dalle nostre tradizioni. Siamo o non siamo la provincia del mondo?
Dietro a quest'album c'è sempre stata la mia precisa volontà
di mischiare il meglio della nostra cultura, Battisti, De Gregori,
Vasco (Rino Gaetano, aggiungiamo noi... NDR), con la musica
straniera che ascolto per radio..."
Quando porterai
in giro il nuovo materiale di Campi?
"Direi per fine marzo, inizio aprile, contando finalmente
su una scaletta molto rimpolpata. Mi accompagneranno in tour
Stefano Brandoni (chitarra), Ivan Ciccarelli (batteria), Alex
Centurelli (basso) e Carlo nonmiricordocomefadicognome che
ha già suonato le tastiere per De Gregori..."
Oltre al tuo repertorio,
proporrai qualche cover particolare approfittando dell'atmosfera
live?
"Bè, nella scorsa tournè proponevo un pezzo
che mi sconvolge di brutto cantare: "Anna" di Lucio
Battisti... Voglio Aaaaaaaaaaanna -intona con
il suo caretterstico timbro- ...Hey, adesso che ci penso mi
sono scordato d'inserirla in scaletta per quest'occasione: grazie
d'avermela fatta tornare in mente! No, per quanto riguarda le
cover, il discorso si fa vasto; ci sono così tante belle
canzoni in giro: "Creep" dei Radiohead, ad esempio,
con quel suo bel chitarrone..."
Ehm, guarda
che la propone già dal vivo l'ex-Take That Mark Owen...
"Sul serio la fa già lui? Bè, allora non
la propongo alla band... Aspetta, posso sempre rifarmi con "Tea
in the Sahara" dei Police: Tea in the Sahara with youuuuuu...
Gran pezzo, Simone, gran pezzo!"
Senti Gian',
tornando a quel benedetto primo album, è innegabile che
il 90% delle ragazzine che accore ai tuoi concerti ci viene soprattutto
per sentire brani come "La mia storia fra le dita"
o "Falco a metà"... Ti è mai venuta la
fregola di riarrangiarlo con sonorità che appartengono
al tuo nuovo corso o, nel caso più drastico, di rinnegare
quel debutto?
"No, rinnegarlo mai! Perché dovrei? In fondo se
sono arrivato fin qui lo devo a "Destinazione Paradiso"...
Anzi ti dirò di più: il mio attuale sound è
nato proprio perché quel disco era orchestrato così:
è stato un primo passo imprescindibile per la mia crescita.
E a tal proposito, non mi é mai passato per la testa di
rivedere il suo suono, il suo approccio, proprio perché
quell'album m'è venuto fuori così, punto e basta.
Trovo che l'arrangiamento acustico sia, infatti, un vantaggio
per le canzoni di Destinazione piuttosto che un qualcosa
di mortificante..."
Ok, però
ci sarà, fra tutti quelli che hai scritto, un brano che
non ti convince più... Qual è, nella tua personale
hit-parade (e scusami in anticipio per la fastidiosa domanda),
la canzone peggiore che hai mai composto, quella che non riscriveresti
più per nulla al mondo?
"Perdonami tu la faccia tosta, ma penso di non aver mai
partorito una canzone che non mi convinca del tutto. Sono anche
convinto, inoltre, che per un autore non esistano pezzi inutili
o musica che non valga la pena di essere scritta e provata in
gruppo..."
Ma allora, ribaltando
la questione, qual è invece la composizione di cui vai
più orgoglioso?
"Bè, vado a momenti, come tutti... Ultimamente
mi piace parecchio "Solo Cielo", un pezzo atipico de
La Fabbrica di Plastica... Difatti ha un feeling molto
alla Guns n' Roses (involontariamente devo aver copiato una loro
song...!!!) pur possedendo un'assolto molto pulito che mi portavo
dietro da parecchi anni: quell'intervento di chitarra così
seventies stona quasi in mezzo al caos di quel disco però
I like it!"
Ultima domanda:
un rocker come te è mai rimasto affascinato da tutta l'elettronica
inglese, ed europea in generale, che si sente attualmente in
giro?
"Amo la musica a 360 gradi, apprezzo quello che stanno
facendo gli inglesi, tipo i Chemical Brothers, con i campionatori
però conservo una mia convinzione..."
Confidamela
e sei libero dal mio registratore, amico.
"Bè, gente musicalmente evoluta come "yankees"
e "brits", nella loro meticolosa ricerca dei "confini
del suono", dovrà prima o poi accorgersi che ci siamo
pure noi italiani: scopro solo ora che abitiamo in una provincia
finalmente pronta ad esportarsi. D'importare ne abbiamo abbastanza,
ho voglia di far fare agli stranieri un giretto nei miei Campi
di Popcorn e sapere cosa ne pensano..."
Che la Revolution
cantata di questi tempi da Gianluca Grignani stia tutta qui?
Un programma ambizioso travestito da canzone d'amore, dunque?
Qualcosa mi dice che Francesca, a questo punto, potrebbe anche
sentirsi defraudata... Bah, che il tuo canto resti per sempre
libero Gianluca. Anche se viviamo in un mondo che libero non
è : come cantava quell'altro...
Simone
Sacco |