Idee chiare e grande determinazione nelle parole dell'ambizioso "Joker"

GIANLUCA GRIGNANI,

Ok Popcorn

"Penso che paesi musicalmente evoluti come Inghilterra e Stati Uniti, sospinti dalla loro ispirazione, siano giunti fino a dei confini... Bè, là ci siamo noi, artisti della grande provincia italiana, pronti finalmente ad essere ascoltati dallo "straniero"... Credo anche che la mia musica, in bilico fra esterofilia e tradizione, faccia parte di quei confini... Hai capito?"

Gianluca Grignani

 

APRILE 1994, SEATTLE: il povero Kurt Cobain, nella solitudine della sua villetta-rifugio, osserva troppo da vicino la canna di un fucile e diviene, all'improvviso, "leggenda", "simbolo generazionale", "volto immobile su di un poster"... Una brutta storia ascoltata già fin troppe volte.

FEBBRAIO 1995, SANREMO: a distanza di pochi mesi da quel fattaccio, e a circa trent'anni dal sangue di Luigi Tenco, la spensierata riviera flirta nuovamente (e pericolosamente..) con il proibito ed il macabro che è celato dentro ognuno di noi... Un giovane autore esordiente, tale Gianluca Grignani, confida ad un esterefatto Pippo Baudo d'aver scritto il suo pezzo in gara, la ballata "Destinazione Paradiso", in seguito ad una grave crisi depressiva. "All'epoca avevo anche meditato di tirarmi un colpo...", le sue parole incriminate...

GENNAIO 1998, MILANO: dopo l'exploit milionario del debutto "Destinazione Paradiso" che ha fatto sfracelli soprattutto in Sud America e la svolta coraggiosa de "La Fabbrica di Plastica" (primavera del '96), un'opera nei cui cromosomi risiedevano più i Radiohead che i clichés della facile riconferma , Gianluca (fortunatamente) è ancora tra noi. Sempre meno "caso" e sempre più "artista" che va avanti con le sue proprie gambe. Lo incontro in un grigio pomeriggio milanese per parlare del suo terzo traguardo discografico: l'album "Campi di Popcorn", lavoro in cui il rock lascia gentilmente il passo alla malinconia e all'introspezione. Oddio, Grignani è divenuto un cantautore...?

 

Va di fretta, il Lennoncino della Brianza. Oggi é il bloody day dedicato alla promozione e Gianluca, nonostante la professionalità che acquista ogni giorno sempre di più, preferirebbe volentieri perdersi negli occhi della sua Francesca (gossip! gossip! gossip!) piuttosto che nello sguardo asettico del collega della TV svizzera..." Ti dispiace se cominciamo subito? Dopo di te ho ancora parecchia gente a cui rispondere...", mi fà, incoraggiandomi a sparare la prima domanda. Ok, senti vogliamo partire dall'inizio, ovvero da quando, terminata la tournè della "Fabbrica", hai nuovamente fatto perdere ogni traccia di te...
"Bè, completato il mio primo tour, mi sono chiuso quattro mesi in studio buttando giù i "demos" che, in un secondo tempo, sarebbero diventati i brani di questo nuovo album. Da lì, mi sono messo a viaggiare: una lunga permanenza "on the road" fra Stati Uniti e Sud America alla ricerca del suono e, casomai, del produttore giusto per Campi..."

Produttore che hai trovato nella persona di Jay Healy, l'uomo che ha letteralmente "resuscitato" la mamma di noi tutti, Patti Smith... A proposito, che mi dici del suo lavoro su "Secret Samadhi" dei Live?Recensione Campi di Popcorn
"Ma, guarda, ho ammirato quel lavoro per la sua grande eterogeneità nei suoni, soprattutto in quelli delle chitarre... Però, sia ben chiaro, non volevo che Jay tramutasse i miei brani in qualcosa troppo "alla Live"... No, diciamo che il tipo mi é stato utile nel raggiungere quel qualcosa che avevo nella mia testa ma non riuscivo a tirare fuori. A questo proposito, sono molto orgoglioso di aver co-prodotto il mio disco. Una cosa tipo: Jay vorrei un suono così ma aiutami tu a mixare questo groviglio di chitarre..."

Chiarissimo. Senti, facciamo un passo indietro. Riguardo alla "La Fabbrica" si è parlato tanto (e male) dei Nirvana come fonte ispirativa, quando era chiaro che i Radiohead erano maggiormente accreditati sotto quest'aspetto. Quali influenze registri, invece, dietro Campi di Popcorn ? I Verve, forse?
"Conosco pochissimo della band di Richard Ashcroft anche se ammetto che ci unisce un certo gusto per gli arrangiamenti acidi alla Stones, era Brian Jones... Bè, per i Radiohead devo dire che ci hai preso in pieno: senza un album come "The Bends" probabilmente la Fabbrica sarebbe stata diversa. Per Campi, invece, sono stato molto più intrigato dalle nostre tradizioni. Siamo o non siamo la provincia del mondo? Dietro a quest'album c'è sempre stata la mia precisa volontà di mischiare il meglio della nostra cultura, Battisti, De Gregori, Vasco (Rino Gaetano, aggiungiamo noi... NDR), con la musica straniera che ascolto per radio..."

Quando porterai in giro il nuovo materiale di Campi?
"Direi per fine marzo, inizio aprile, contando finalmente su una scaletta molto rimpolpata. Mi accompagneranno in tour Stefano Brandoni (chitarra), Ivan Ciccarelli (batteria), Alex Centurelli (basso) e Carlo nonmiricordocomefadicognome che ha già suonato le tastiere per De Gregori..."

Oltre al tuo repertorio, proporrai qualche cover particolare approfittando dell'atmosfera live?
"Bè, nella scorsa tournè proponevo un pezzo che mi sconvolge di brutto cantare: "Anna" di Lucio Battisti... Voglio Aaaaaaaaaaanna -intona con il suo caretterstico timbro- ...Hey, adesso che ci penso mi sono scordato d'inserirla in scaletta per quest'occasione: grazie d'avermela fatta tornare in mente! No, per quanto riguarda le cover, il discorso si fa vasto; ci sono così tante belle canzoni in giro: "Creep" dei Radiohead, ad esempio, con quel suo bel chitarrone..."

Ehm, guarda che la propone già dal vivo l'ex-Take That Mark Owen...
"Sul serio la fa già lui? Bè, allora non la propongo alla band... Aspetta, posso sempre rifarmi con "Tea in the Sahara" dei Police: Tea in the Sahara with youuuuuu... Gran pezzo, Simone, gran pezzo!"

Senti Gian', tornando a quel benedetto primo album, è innegabile che il 90% delle ragazzine che accore ai tuoi concerti ci viene soprattutto per sentire brani come "La mia storia fra le dita" o "Falco a metà"... Ti è mai venuta la fregola di riarrangiarlo con sonorità che appartengono al tuo nuovo corso o, nel caso più drastico, di rinnegare quel debutto?
"No, rinnegarlo mai! Perché dovrei? In fondo se sono arrivato fin qui lo devo a "Destinazione Paradiso"... Anzi ti dirò di più: il mio attuale sound è nato proprio perché quel disco era orchestrato così: è stato un primo passo imprescindibile per la mia crescita. E a tal proposito, non mi é mai passato per la testa di rivedere il suo suono, il suo approccio, proprio perché quell'album m'è venuto fuori così, punto e basta. Trovo che l'arrangiamento acustico sia, infatti, un vantaggio per le canzoni di Destinazione piuttosto che un qualcosa di mortificante..."

Ok, però ci sarà, fra tutti quelli che hai scritto, un brano che non ti convince più... Qual è, nella tua personale hit-parade (e scusami in anticipio per la fastidiosa domanda), la canzone peggiore che hai mai composto, quella che non riscriveresti più per nulla al mondo?
"Perdonami tu la faccia tosta, ma penso di non aver mai partorito una canzone che non mi convinca del tutto. Sono anche convinto, inoltre, che per un autore non esistano pezzi inutili o musica che non valga la pena di essere scritta e provata in gruppo..."

Ma allora, ribaltando la questione, qual è invece la composizione di cui vai più orgoglioso?
"Bè, vado a momenti, come tutti... Ultimamente mi piace parecchio "Solo Cielo", un pezzo atipico de La Fabbrica di Plastica... Difatti ha un feeling molto alla Guns n' Roses (involontariamente devo aver copiato una loro song...!!!) pur possedendo un'assolto molto pulito che mi portavo dietro da parecchi anni: quell'intervento di chitarra così seventies stona quasi in mezzo al caos di quel disco però I like it!"

Ultima domanda: un rocker come te è mai rimasto affascinato da tutta l'elettronica inglese, ed europea in generale, che si sente attualmente in giro?
"Amo la musica a 360 gradi, apprezzo quello che stanno facendo gli inglesi, tipo i Chemical Brothers, con i campionatori però conservo una mia convinzione..."

Confidamela e sei libero dal mio registratore, amico.
"Bè, gente musicalmente evoluta come "yankees" e "brits", nella loro meticolosa ricerca dei "confini del suono", dovrà prima o poi accorgersi che ci siamo pure noi italiani: scopro solo ora che abitiamo in una provincia finalmente pronta ad esportarsi. D'importare ne abbiamo
abbastanza, ho voglia di far fare agli stranieri un giretto nei miei Campi di Popcorn e sapere cosa ne pensano..."

Che la Revolution cantata di questi tempi da Gianluca Grignani stia tutta qui? Un programma ambizioso travestito da canzone d'amore, dunque? Qualcosa mi dice che Francesca, a questo punto, potrebbe anche sentirsi defraudata... Bah, che il tuo canto resti per sempre libero Gianluca. Anche se viviamo in un mondo che libero non è : come cantava quell'altro...

Simone Sacco

 


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