[ - UNA STORIA D' ORDINARIA FOLLIA -]
di [ - Flisi Gabriele - ]
1^D Dosolo
Era una freddissima, anzi
polare giornata d' inverno inoltrato ed io stavo riparando il
tetto della mia casa quando, ad un tratto, caddi e dopo un volo
di cinque metri finii a terra battendo violentemente la testa.
Dopo essermi risvegliato, mi ritrovai in un mondo completamente
diverso, all' interno di una casa grandissima che, sicuramente,
non era la mia, visto che alzando lo sguardo vidi il tetto
completamente intatto.
Mi guardai intorno, ma non vidi nessuno, tranne una vecchissima
signora rugosa e racchia su una sedia a rotelle che mi veniva
incontro. Le domandai chi fosse e mi rispose che si chiamava
Andromaca. Per non essere troppo scortese però non le chiesi l'
età, visto che, anziché la moglie di Ettore(illustrissimo eroe
troiano) poteva benissimo sembrare sua nonna.
Andromaca cominciò a parlarmi delle imprese eroiche di suo
marito e, proprio mentre mi stava raccontando di quando Ettore
uccise un gatto con un lanciamissili, arrivò via fax un
messaggio di quest'ultimo con cui avvertiva che sarebbe arrivato
a casa a minuti.
Difatti, dopo tre ore, un missile terra-aria entrò alla velocità
della luce in casa investendo e sfracellando Astianatte, il
figlio di Ettore.
Ettore scese dal missile e la moglie lo rimproverò della
disgrazia dandogli un pugno in faccia e staccandogli un occhio.
Allora Ettore, sentendosi offeso, prese il suo lanciafiamme
portatile e senza esitare incenerì la moglie.
Io guardai la scena un po' stupito, chiedendomi se mi trovavo a
Troia o in un manicomio.
Il giorno dopo Ettore ed io andammo a fare compere in centro e,
siccome lui era un gran riccone, comprammo cose di ogni genere:
pastasciutta, figurine, cioccolatini, un aereo ed infine una
villetta su Marte.
Al calar della sera andammo da un venditore di polli per comprare
delle galline, ma quando arrivammo trovammo la desolazione più
completa: non c'era l' ombra di un pollo e per questo chiedemmo
informazioni al venditore, il quale ci disse che erano stati
tutti rubati.
Ettore ed io, arrabbiati, tornammo a casa sul nostro aereo, ma
proprio in quel momento quel tonto di Efesto fece cadere dall'
alto un' incudine che aveva appena forgiato, così da farci
cadere rovinosamente a terra.
Trascorsi sei mesi in ospedale, Ettore ed io tornammo finalmente
a casa, e dopo aver acceso il nuovo super-mega televisore con
videoregistratore ed antenna parabolica super accessoriato,
sentimmo al telegiornale che il mistero dei polli rubati non era
ancora stato risolto.
Ettore ed io subito impallidimmo per la sorpresa e lo stupore, e
decidemmo di partire alla ricerca dei polli scomparsi.
Dopo due giorni, seguendo le tracce delle penne dei polli,
arrivammo al covo di due banditi: Achille e Patroclo.
Quest'ultimo Ettore lo conosceva molto bene, visto che contro di
lui aveva disputato la finale dei mondiali di corsa perdendo con
tre virgola sei secondi di distacco.
Ascoltando i loro discorsi, capimmo il loro piano: avevano rubato
tutti i polli per poter cucinare con le loro uova una mega
frittata.
Io però ebbi una grande idea: costruire una grande gallina di
legno e nasconderci dentro. Di certo l' avrebbero fatta entrare
in casa e noi avremmo potuto aver l' opportunità di metterli in
trappola.
Quando finimmo di costruire la gallina, bussammo alla porta e
subito ci nascondemmo dentro. Patroclo uscì dall' abitazione, ma
siccome era uno studioso laureato in pollogia, capì subita che
la gallina era falsa. Dopo che Patroclo ci ebbe fatto uscire,
cercò subito di stenderci con una serie di mosse di karaté; ma
Ettore, molto furbo, chiese il time-out, andò a prendere un
carro armato e sparò a Patroclo. Il corpo del poveretto si
divise in tanti pezzetti, le budella raggiunsero la testa
decapitata nel terreno insanguinato. Per Patroclo fu la fine. Ora
rimaneva da sconfiggere l' avversario più temibile: Achille il
grande.
Ettore subito caricò Achille tirandogli giù i pantaloni, e
tutti gli dèi si misero a ridere, soprattutto Ienesco, il dio
della risata.
Achille si sentì offeso e quindi lo caricò a sua volta,
mettendogli l' elmo sugli occhi. Continuarono a farsi dispetti
per ore, finche arrivò Ares a bordo di uno space-shuttle. Il
dio, che non ne poteva più, sparò a caso e colpì proprio
Achille.
I nostri eroi avevano avuto la meglio, mentre il corpo del povero
Achille fu mangiato dagli avvoltoi e dai cani famelici.
E i polli?
Per quanto ne so da allora vissero per sempre felici e contenti.